Concorso 384

Sovrappasso di Vado Ligure 
2008 - Vado Ligure (SV)

1th placed

authority:
Autorità Portuale di Savona

project:
Studio 4 architetti associati

with:
Molfino e Longo – Genova Progetti

project team:
Arch. L. Daniele
Arch. L. Golotta
Arch. S. De Biasi

environment:
AI studioGeologia

geology:
SGG sncPaesaggio

landscape:
Arch. V. Roncarati

year:
2008

Idea:

La risposta alla scommessa di far convivere sinergicamente le due distinte realtà urbana e produttiva, deve muovere da una attenta analisi dello sviluppo storico di tale connubio.
A seguito dei processi di insediamento, trasformazione e arretramento dell’uso industriale dei suoli, il territorio vadese si presenta oggi come un “paesaggio bucato” da una serie di interventi estranei e autonomi rispetto allo sviluppo della città.
Il tessuto urbano, attestandosi lungo i grandi assi infrastrutturali, ha occupato storicamente le aree interstiziali comprese fra questi ampi “terrains vagues”, e si è così condannato al progressivo isolamento e soffocamento.
La volontà, peraltro auspicabile, della Amministrazione di puntare in futuro sullo sviluppo dei sistemi produttivi non potrà che accentuare il processo di sottrazione di parti del territorio.
Occorre perciò ampliare l’orizzonte pianificatorio e sfruttare l’occasione del Concorso per fornire risposte paradigmatiche, utili ed efficaci nello specifico, ma esportabili anche alla scala comunale e territoriale.
L’area oggetto del Concorso, stretta tra l’insediamento portuale e le aree produttive a monte, offesa dal sistema stradale e ferroviario e protesa alla salvaguardia delle sue radici naturali e storiche, ben si presta peraltro a costituire una sorta di laboratorio nel quale testare soluzioni e tecniche di valore generale, applicabili all’intero sistema urbano vadese.

La strategia progettuale punta sulla creazione di una fascia continua di dimensioni e densità variabile, una sorta di Filtering Zone che distingua senza separare, protegga senza respingere, che renda in sintesi sostenibile la convivenza tra esigenze di efficienza operativa del sistema infrastrutturale e salvaguardia della vivibilità dei tessuti storicamente insediati.
Gli spazi urbani, oggi residuali e sconnessi, devono instaurare nuove relazioni tra loro per fare sistema, scontrandosi con i limiti fisici imposti sia dall’orografia naturale che dall’utilizzo artificiale dei suoli.
La Filtering Zone deve rispondere anche a questa esigenza di connessione e relazione modellandosi a seconda dello spazio disponibile, trovando modalità di scambio o di fusione dove possibile anche con parti marginali delle aree produttive, o comunque agendo, nella minima ipotesi, sul disegno degli spazi pubblici e delle arterie di collegamento.
L’azione della Filtering Zone deve in sostanza assolvere a una duplice funzione:
separazione per depurare, attraverso la predisposizione di specifici dispositivi territoriali, il passaggio di effetti negativi tra aree produttive e città, così da attenuare gli impatti sotto il profilo: qualità dell’aria, rumore, paesaggio.
innesto/sovrapposizione attuando politiche e predisponendo zone nelle quali la città possa permeare con alcune sue funzioni tipiche le aree produttive.

La Filtering Zone nella sua accezione più ampia, a scala territoriale, deve inoltre costituire il trait-d’union fra il tessuto insediativo e i sistemi naturalistici non ancora compromessi.
Deve espandersi, ancorarsi e rendersi permeabile al punto da “divenire” essa stessa contesto naturale.
Nel caso specifico lo sforzo progettuale deve puntare con forza a favorire la penetrazione del verde dalle montagne retrostanti e a confermare la strenua salvaguardia della linea di costa.
Tale atteggiamento trova peraltro assoluto riscontro sia in alcune decisioni assunte ancora di recente dall’Amministrazione a livello pianificatorio, sia nella volontà espressa dalla popolazione di difendere le porzioni di spiaggia oggi esistenti.
Queste costituiscono non tanto una reliquia della memoria storica di rapporto con il mare, quanto un bisogno di diretta relazione con il fronte d’acqua, la misura di un livello irrinunciabile di qualità e identità della propria condizione urbana.


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